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I “veri uomini” mangiano (e cucinano) la quiche lorraine.

Ah la Francia! Quante pietanze da leccarsi i baffi sono preparate dai nostri cugini d’Oltralpe. Tra tutte forse spicca la quiche lorraine, una delle ricette francesi più conosciute al mondo e diffusissima anche in Italia. La quiche è una torta salata con una base di pasta brisée e un ripieno cremoso di uova, panna e formaggio, a cui si aggiunge della pancetta affumicata nella versione originale del piatto.

La storia della quiche lorraine è ben nota: le sue radici affondano in terra germanica, o meglio al confine tra i due Paesi. Infatti, come può far intuire il nome, la quiche è tipica della regione della Lorena, a lungo contesa insieme all’Alsazia tra la Francia e la Germania. Ed è in questo alternarsi di sovranità che sono sfumati non solo i confini geografici ma anche le tradizioni culturali e gastronomiche.

A tal proposito, quiche deriva proprio da una declinazione della parola tedesca “kuchen” con cui si indica una torta, del tipo dolce o salato. Originariamente si utilizzava una base più simile al pane e la quiche veniva cucinata nel giorno della panificazione, sfruttando il calore residuo del forno dopo aver cucinato tutti i pezzi di pane. Con il passare del tempo la base di pane è diventata la pasta brisée e il ripieno si è differenziato in base alle diverse regioni, includendo le cipolle nella versione alsaziana o le acciughe e i pomodori in quella provenzale.

Dalla Francia dobbiamo però fare un salto in America per raccontare qualcosa che va oltre la storia della quiche e che riguarda il nostro rapporto con il cibo. Nel 1982 è stato pubblicato un libro intitolato “I veri uomini non mangiano la quiche” dello sceneggiatore e umorista Bruce Feirstein, il cui scopo era quello di ironizzare sugli stereotipi legati alla mascolinità. Ad esempio, secondo lo scrittore, un vero macho non potrebbe mai cucinare una quiche per la sua compagna, piuttosto la vorrebbe già servita a tavola; un vero uomo non potrebbe mai e poi mai lavare i piatti o simpatizzare con un movimento femminista. O ancora, scrive:

“Pensate che John Wayne avrebbe mai potuto prendere la Normandia, Iwo Jima, la Corea, il Golfo di Tonkin e l’intero selvaggio West con una dieta a base di quiche e insalata?”

Peccato però che la satira di Feirstein non sia stata compresa. Anzi, con gli anni, da un lato è diventato popolare il termine “quiche-eater” – ossia mangiatore di quiche – utilizzato per definire un tipo di uomo effeminato; dall’altro lato, bisogna notare che nell’ironia si nasconde un fondo di verità: molti uomini effettivamente non mangiano piatti come la quiche lorraine.

Quante volte, infatti, in un ristorante un uomo ordinerà probabilmente una bistecca di carne mentre una donna preferirà qualcosa di più leggero, come può esserlo un’insalata o una quiche? Inoltre l’uomo è spinto fin da piccolo a mangiare quantità più sostanziose rispetto ad una donna: “mangia perché devi diventare grande”. E per quanto riguarda l’alcol? Bé, anche in questo caso ad un lui è socialmente permesso bere più vino, birra o superalcolici rispetto ad una lei.

Ho usato la parola “socialmente” perché siamo spinti a mangiare tutto ciò che ci fa identificare in un modello ben preciso: alla carne rossa o ad un piatto abbondante è legato un concetto di forza, virilità e mascolinità. Viceversa allo yogurt, all’insalata o alla verdura associamo un carattere più femminile, leggero e delicato. Per non parlare di quanto le donne dovrebbero mangiare meno o certe volte scelgano di non mangiare affatto.

Sfortunatamente tutto questo è il prodotto della nostra educazione e cultura, di un sistema binario in cui abbiamo dei compartimenti stagni chiamati “maschio” e “femmina” a cui ci adattiamo e limitiamo nelle nostre scelte che siano politiche, emozionali, sessuali o culinarie, come nel caso della quiche. Come afferma infatti il medico David Katz sul The Guardian:

“Noi impariamo a gustare e parte di questo insegnamento è genderizzato”.

Risulta infatti più facile normalizzarsi invece di accettare di essere ciò che sentiamo. Preferiamo livellare i nostri gusti a quelli degli altri invece di assaporare veramente cos’è il piacere e che magari si racchiude proprio in quella bella fetta di quiche. Il problema è che lo facciamo in tutti i campi, non soltanto in cucina. Quante volte abbiamo rinunciato a qualcosa pur di non sembrare diversi agli occhi degli altri?

Quindi, facendo ancora dell’ironia, mi tocca dire che i “veri uomini” non solo dovrebbero mangiare la quiche ma dovrebbero addirittura cucinarla, condividendola con chi vogliono. In poche parole, siate ciò che siete. Ricordandovi che alla fine ci son sempre i piatti da lavare.

A questo punto immagino vi sia venuta voglia di cucinare una quiche. Vi lascio allora una ricetta che utilizziamo spesso qui a casa con un abbinamento classico a base di salmone affumicato e asparagi: la quiche perfetta da portare in tavola per deliziare ogni palato.

Ingredienti per una tortiera di 26 cm:

Per la pasta brisée:

  • 140 g farina 0
  • 70 g di burro freddo
  • 40 ml di acqua fredda
  • 1 pizzico di sale

Per il ripieno:

  • 150 g di salmone affumicato
  • 180 g di asparagi
  • 2 cucchiai di olio
  • ¼ di cipolla
  • 3 uova
  • 200 ml di panna fresca
  • 100 g di parmigiano

Procedimento:

Per preparare la pasta brisée, lavorate in una terrina la farina con il burro, tagliato in piccoli pezzi. Aggiungete man mano l’acqua fredda e continuate a lavorare con le mani fino ad ottenere un panetto, che metterete in frigo per almeno 1-2 ore.

Per preparare il ripieno, incominciate a rosolare la cipolla con l’olio in una padella e successivamente aggiungete gli asparagi e regolate di sale. Lasceteli cuocere per 5-10 minuti finché non saranno morbidi (provate con la forchetta). Metteteli da parte.

Nel stessa padella, rosolate per pochi minuti il salmone, tagliato in piccoli tocchetti.

In una terrina, preparate adesso la crema: con l’aiuto di una frusta da cucina sbattete le uova. Aggiungete la panna e il formaggio grattugiato. Non ho aggiunto il sale qui poiché avevo già salato gli asparagi e inoltre bisogna considerare anche la sapidità del salmone.

A questo punto, riprendete il panetto di pasta brisée dal frigo e stendetelo in forma circolare con l’aiuto di un matterello. Dovreste ottenere uno spessore di 3-4 mm. Rivestite la tortiera.

Adagiate il salmone sulla base della pasta. Versate la crema preparata in precedenza. Infine disponete gli asparagi secondo vostro piacere (io ad esempio li ho tagliati in piccoli pezzi e ho realizzato un disegno geometrico).

Ripiegate leggermente i bordi della pasta, senza farli arrivare in contatto con la crema, anche perché questa rigonfierà durante la cottura.

Cuocete in forno ventilato a 180°C per 30 minuti. Controllate in ogni caso la cottura sia della pasta, sia del ripieno.

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