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Crêpes, ricetta e storia: dalla festa della Candelora a Napoleone.

“Domani anticipa in ufficio perché prepareremo le crêpes per la Candelora”. È stato così che ho scoperto (e mangiato) per la prima volta le crêpes per la Chandeleur, dopo il mio trasferimento in Belgio. E devo ammetterlo: fare le crêpes a colazione, soprattutto se accompagnate da marmellate fatte in casa, è un’esperienza quasi mistica. Così quest’anno ho deciso di ripeterle e di raccontarvi tradizioni e curiosità legate alla ricetta delle crêpes e alla Candelora, festa tanto amata dei nostri cugini d’Oltralpe, francesi e belgi. E anche su Napoleone. Cosa c’entra direte voi? Vi invito a scoprirlo più avanti.

Le crêpes le conosciamo tutti, merito anche dei vari carrettini che tanto in estate quanto in inverno fanno capolino ai lati della piazze e ogni volta, col loro caratteristico profumo, ci fanno sognare e desiderare quelle prelibate crespelle croccanti. Cosa lega però le crêpes alla Candelora, di origini cristiane e che si festeggia il 2 febbraio?

La parola “Candelora” deriva dal latino “Festa candelarum” ossia festa delle candele, dedicata alla presentazione di Gesù al Tempio e alla Purificazione di Maria. In realtà, così come per altri riti cattolici, alla vera origine della Candelora troviamo un culto pagano, quello dei Lupercalia, antichissima festa romana della fertilità e della purificazione.

crêpe con crema di nocciole e more

I Lupercalia vennero aboliti da Papa Gelasio I nel 494 e sostituiti dalla Candelora, con processioni in cui si accendevano appunto numerose candele. Alla figura di Papa Gelasio risale anche una delle prime storie legate alle crêpes: erano i dolci da offrire ai pellegrini in arrivo a Roma per ritemprarli e ricompensarli del lungo viaggio affrontato. In qualche modo le crêpes avrebbero poi “viaggiato” in Francia, fino a diventare uno dei piatti nazionali più famosi. Sembra quindi che da prelibatezza tipicamente francese le crêpes abbiano in realtà origini romane e forse ancora più antiche.

Infatti, la festa dei Lupercalia (e della Candelora) cadeva proprio a metà inverno, quando si riprendeva a lavorare la terra. Per questo motivo, nei primi giorni di febbraio si preparavano pancake e frittelle a base di farina di grano e uova, la cui forma rotonda e il colore dorato ricordavano il Sole, divenendo simbolo di prosperità. Ed inoltre usare la farina dei raccolti precedenti era di buon auspicio per attrarre quelli futuri.

Curiosamente anche altre tradizioni gastronomiche in giro per il mondo, simili alla ricetta delle crêpes, sono legate alla Candelora, a partire dalla stessa Italia. In Abruzzo, per esempio, vengono preparate le scrippelle, a base di farina, uova e acqua, suggerendo forse un ruolo delle uova in questa storia, legato sempre alla rinascita e all’attesa della primavera. In Messico invece, al posto della farina di grano si usa quella di mais e il piatto tipico per la Candelora diventano i tamales, involtini a base di farina di mais.

ricetta delle crêpes per la festa della Candelora

Ritornando in Francia, l’enciclopedia gastronomica “Larousse Gastronomique” riporta come prima menzione della ricetta delle crêpes il “Ménagier de Paris” del 1393, uno dei più importanti trattati culinari francesi del medioevo. E della tradizione francese fanno parte anche molte storie e superstizioni sulle crêpes

Per esempio, sapete che bisognerebbe essere capaci di lanciare una crêpe sulla sommità della credenza per avere fortuna nel nuovo anno? Oppure, tenendo una moneta con la mano sinistra e sorreggendo la padella con la destra, bisognerebbe essere abbastanza bravi da capovolgere la crêpe senza farla cadere per assicurarsi anche in questo caso un anno positivo. La buona riuscita delle crêpes era legata anche a previsioni sul futuro. E a tal proposito esiste un curioso aneddoto su Napoleone e la Candelora del 1812, prima dell’inizio della campagna di Russia: 

“Napoleone stava preparando le crêpes nel castello di Malmaison. Le prime quattro crêpes furono un successo, prospettando la sua vittoria in quattro battaglie. La quinta crêpe invece, fu un totale disastro, cosa che lo preoccupò non poco. Ed infatti, nel giorno dell’incendio a Mosca, Napoleone disse al maresciallo Michel Ney: questa deve essere la quinta crêpe!”.

Ora lo immaginate Napoleone, in cucina, a seguire la ricetta delle crêpes e a prevedere, bene o male, il futuro? Se proprio non ce la fate ad immaginarlo ma volete cimentarvi anche voi a prevedere il futuro durante la Candelora, ecco qui la ricetta che ho utilizzato:

crêpe con crema di nocciole e more

Ingredienti per 6 crêpes da 22-24 cm :

  • 2 uova
  • 70 g di farina di riso
  • 70 g di farina 00
  • 320 ml di latte
  • 1 pizzico di sale
  • 1 cucchiaino di zucchero
  • burro q.b. per la padella

Procedimento:

Iniziate sbattendo le uova con l’aiuto di una frusta. Aggiungete poco a poco e alternativamente la farina setacciata e il latte, continuando a mescolare.

Aggiungete infine il pizzico di sale e lo zucchero e finite di amalgamare. Terminato questo passaggio, lasciate riposare la pastella per qualche minuto. Dovrà essere omogenea e senza grumi.

Riscaldate una padella antiaderente e fate sciogliere una piccola noce di burro per ungerla. Potete anche aiutarvi con una tovagliolo per distribuire il burro su tutto il fondo della padella.

Riempite un mestolo con la pastella fino ad arrivare all’orlo. Versatelo al centro della padella riscaldata, facendola roteare per distribuirlo in maniera uniforme. Fate cuocere a fiamma bassa per qualche minuto. 

Una volta cotta, la crêpe si staccherà facilmente dalla padella e potrete girarla dall’altro lato per proseguire e terminare la cottura. 

La vostra crêpe sarà pronta per essere farcita. Io ad esempio ho usato la crema di nocciole della Lindt, zucchero a velo e more fresche. Altri condimenti che vi consiglio sono: cioccolato fondente, marmellata di arance e Grand Marnier oppure sempre col cioccolato fondente, marmellata di fichi e mandorle in scaglie. Infine, una versione semplice che apprezzo è quella con la cassonade – uno zucchero di canna grezzo – che ho assaggiato in Belgio e che conferisce dolci note caramellate e tostate.

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